Archivio blog

giovedì 2 giugno 2016

LA SCOMPARSA IMPROVVISA DI PIO XI: MORTE NATURALE O...?


Pio XI, al secolo Achille Ratti
fonte: andreatornielli.it

Cari lettori, oggi vogliamo affrontare l'analisi di un episodio storico a cui spesso si dà poca importanza, ma che cela un mistero a tutt'oggi non del tutto chiarito.

Da bravi complottisti, quando un personaggio di un certo rango e con una certa posizione muore improvvisamente, qualcosa nelle nostre teste scatta sempre e sentiamo di dover verificare che le cose siano effettivamente andate come ci raccontano. Inutile sottolineare che molto spesso non è così.
Tutti si ricorderanno di papa Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani, che occupa il soglio pontificio per soli 33 giorni (magari il numero vi dice qualcosa...) prima di morire improvvisamente, il 29 settembre 1978, secondo la versione ufficiale, per un infarto miocardico.
La verità è molto probabilmente ben diversa: il nuovo papa aveva in testa di realizzare una sorta di grande repulisti all'interno del voluminoso apparato burocratico ecclesiastico, eliminando tutti quegli elementi iniqui che portavano soltanto corruzione e malaffare all'interno delle Mura Leonine. I primi obiettivi erano alcuni esponenti di rilievo della finanza vaticana, ed è inutile sottolineare che si sia deciso di uscire dall'imbarazzo risolvendo il problema alla base: mettendo Luciani in condizioni di non nuocere.

Ma quarant'anni prima dell'affaire Giovanni Paolo I, ci fu un altro pontefice la cui dipartita dà ancora adito a più di un dubbio: si tratta di Achille Ratti, salito al soglio col nome di Pio XI.
Ratti nasce a Desio, nel milanese, il 31 maggio 1857. Si dedica alla carriera religiosa a partire dal 1867 quando inizia a frequentare il seminario di Seveso e successivamente quello di Monza, fino ad entrare nell'ordine terziario francescano nel '74. Viene ordinato sacerdote a Roma nel dicembre '79 dal cardinale La Valletta. Si occupa di istruzione, prima come prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano e in seguito come insegnante, fino al suo ingresso nell'élite ecclesiastica negli anni '90 del XIX secolo. Arriva ad ottenere, sotto Benedetto XV, il prestigioso incarico di prefetto della Biblioteca Vaticana.
Dopo una serie di incarichi diplomatici all'estero (il più importante dei quali nelle veci di visitatore apostolico in Polonia), viene nominato nel 1921 arcivescovo di Milano, dove fonda l'Università Cattolica del Sacro Cuore. Alla morte di Benedetto XV, è eletto nuovo pontefice.

Una volta in carica, Ratti si adopera per dirimere la questione romana, ancora irrisolta dai tempi di Porta Pia. Si mostra in più di un'occasione in contrasto con i provvedimenti del regime fascista, ma soltanto fino al 1929, anno in cui, l'11 febbraio, Stato italiano e Chiesa Cattolica firmano i celeberrimi Patti Lateranensi, in cui a quest'ultima vengono concessi privilegi economici e gestionali spropositati (per approfondire, vi suggeriamo di nuovo, come avevamo già fatto in un precedente articolo, la lettura de La questua di Curzio Maltese). Da qui in poi la Chiesa si mostra quasi totalmente in linea con la politica mussoliniana, non proferendo parole sulle atrocità italiane nelle colonie nordafricane, né sull'azzeramento delle libertà di pensiero e di stampa in patria.

L'atteggiamento ambiguo di Ratti non può proseguire a partire dal 1938 quando l'Italia, su imbeccata di Hitler, promulga le aberranti leggi razziali. Pio XI, che mai ha avuto in simpatia il dittatore nazista (nel maggio 1938, quando Hitler era venuto in visita in Italia, non aveva voluto incontrarlo), individua nella cerimonia per il decennale dei Patti Lateranensi, che si sarebbe tenuta l'11 febbraio 1939, il momento giusto per pronunciare un forte discorso in cui, secondo la ricostruzione di una dirigente dell'epoca della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), Bianca Penco, avrebbe condannato apertamente la deriva politica che Mussolini aveva intrapreso, evidenziando una violazione palese degli stessi Patti che l'Italia si era impegnata ad onorare, oltre alla denuncia delle persecuzioni antisemite e anticristiane ormai dilaganti in Germania. E' superfluo rimarcare quale enorme danno d'immagine tutto ciò avrebbe rappresentato per il Duce e per lo stesso Hitler.

Pio XI non avrebbe mai pronunciato quel discorso. Nella notte del 10 febbraio, secondo la versione ufficiale, viene colpito da un attacco cardiaco e muore. Casualmente, frattanto, il Cardinal Segretario di Stato, Eugenio Pacelli (che sarebbe stato il nuovo papa, Pio XII) fa distruggere le copie esistenti del discorso in questione. I conti tornano, anche perché l'operato di pontefice di Pacelli durante la Seconda Guerra Mondiale è sotto accusa da settant'anni, tacciato di viltà, ignavia e connivenza nei confronti delle atrocità che venivano compiute.

E' chiaro che alla luce di questi fatti la morte fulminea di Pio XI si circonda di un'aura di mistero. Se davvero è stato ucciso, chi può aver commesso il delitto?
Nel 1972 in un suo memoriale, il cardinale Eugène Tisserant scrive, a proposito di Ratti: "Lo hanno eliminato, lo hanno assassinato". E individua il presunto colpevole nel medico personale del papa, Saverio Petacci, nientepopodimeno che il padre di Claretta, appassionata amante del Duce e che morirà fucilata insieme a lui nel '45. Un'incredibile coincidenza, naturalmente.
Ma c'è di più: la donna era solita annotare la cronaca delle sue giornate più importanti su un diario. Ed è qui che si è tentato di trovare lumi sulla vicenda, infittendo tuttavia il mistero. Infatti, durante l'analisi del diario è risultato evidente come la pagina inerente al 5 febbraio 1939 sia incompleta. Termina con la frase: "Legge i biglietti e si inquieta per una cosa che segna...Poi dice: questi sanno..."
Silenzio fino al 12 febbraio quando prosegue non facendo il minimo accenno ai fatti in questione, soltanto una frase riportata del duce che dice a Claretta che si recherà alle esequie di Ratti in compagnia della moglie. Ci pare lapalissiano che alcune pagine scottanti del diario della Petacci siano state fatte scientemente sparire. Dove forse si trovava la prova del fatto che quella di Pio XI fu una morte su commissione.
Chissà, forse un giorno scopriremo questo grande cimitero dei libri dove sono conservate le risposte ai grandi misteri della storia; e tra le Guerre di Yahweh e la versione integrale della Steganographia di Tritemio, magari troveremo le pagine del diario di una giovane donna italiana.

Mente libera, occhi aperti
                                             Lo Sciacallo, Marcus L.Mason

Nessun commento:

Posta un commento